Uffici, all’anno la climatizzazione costa 15 euro a metro quadro
Nei giorni scorsi la temperatura in Italia ha superato i 40 gradi. E negli uffici i condizionatori sono restati accesi per intere giornate. Ma quanto pesa il raffrescamento dell’aria sulle bollette?
Lo spiega il rapporto "Benchmark di consumo energetico degli edifici per uffici in Italia", realizzato da Assoimmobiliare ed Enea su un campione di 118 edifici direzionali distribuiti su tutto il territorio nazionale. Lo studio evidenzia variazioni significative tra le regioni del Nord, dove i consumi sono maggiori, e quelle del Centro e del Sud. Ma eccolo nel dettaglio.
- La climatizzazione pesa per il 57% sui consumi energetici negli edifici ad uso ufficio, seguita dalle apparecchiature elettriche (26%) e dall’illuminazione (17%).
- La climatizzazione estiva è più elevata nelle zone più calde del paese. Qui si consumano 15 tep (tonnellate di petrolio equivalente) ogni 1’000m2. Si riduce al centro (10 tep/1’000m2) e torna a crescere al nord (14 tep/1’000m2). La crescita al nord può essere imputata ai maggiori carichi termici dovuti agli apparecchi.
- La spesa media annua al metro quadro di circa 15 euro per la climatizzazione estiva e invernale, di 6,40 euro per le apparecchiature e di 4,40 euro per l'illuminazione.
- La ripartizione dei consumi energetici per area geografica mostra che il Nord Italia ha consumi mediamente maggiori rispetto ad altre aree del Paese, superando le 20mila Tep (tonnellate equivalenti di petrolio) equivalenti alla metà dei consumi italiani negli uffici. Si tratta di consumi in prevalenza per il riscaldamento estivo.
- Il 34% degli edifici che compongono il campione è alimentato da sola energia elettrica, la restante parte ha una o due fonti energetiche integrative (combustibili o teleriscaldamento). La maggior parte degli edifici, circa il 70% è servita da energia elettrica e gas naturale.
- Secondo il rapporto, sono ancora ampi i margini per la messa in efficienza degli edifici, con conseguenti significativi risparmi in bolletta che possono arrivare fino al 60%. Oggi il patrimonio edilizio italiano risale in molti casi agli anni ‘50, 60 e 70. È quindi vecchio.
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